domenica 12 novembre 2017

La corda ed il pensiero ingegneristico

Nelle ultime settimane mi sono inoltrato nella lettura di un saggio di Guru Madhavan "Come pensano gli ingegneri" in cui l'autore, attraverso vari esempi, descrive la forma mentis tipiche dell'ingegnere.

Nel link in basso riassumo delle considerazioni tratte da un capitolo

https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:activity:6332977270176694274

sabato 9 settembre 2017

Le vasche di prima pioggia: una ricerca



Ciao, è da un pò che non mi faccio sentire per svariati motivi. Ma non mi son dimenticato di voi. In questo ultimo mese ho affrontato la questione "vasche di prima pioggia". Ho dunque raccolto quanto trovato in questo articolo scritto con il buon vecchio Latex e condiviso nel link in basso (ps. il link rimanda al mio profilo Linkedin così potete anche vederlo e condividerlo)

Vasche di prima pioggia

sabato 15 luglio 2017

Le parole dimenticate: BUONGIORNO e GRAZIE

Sono l'ultimo arrivato e come tale tendo ad osservare e ad imparare le azioni e i modi di fare dei migliori per diventare uno di loro.

La prima cosa che ho imparato è l'importanza del BUONGIORNO: al mattino qualcuno fa il giro di tutti gli uffici dando il buongiorno con un sorriso. Emulandolo ho notato che questo semplice gesto umano e cortese porta un clima più collaborativo ed amichevole, oltre che permette di iniziare meglio la giornata lavorativa.

La parola BUONGIORNO l'ho iniziata ad applicare anche al telefono (si vabbè dopo le 12:00 dico BUONASERA) ed immediatamente dopo chiedo "come stai?" solo dopo aver fatto ciò inizio la richiesta all'interlocutore; ho notato che facendo questo il clima è più disteso e collaborativo.

Un altra azione, spesso dimenticata, è dire "Grazie" o riconoscere i meriti altrui.

Leggendo alcuni libri, ho notato che questo mio pensiero ha una base psicologica: l'uomo desidera esser importante ed aprezzato dagli altri. E ci sono diversi esempi che dimostrano questa tesi; Sheab, capo della United States Steel Company del 1921 (ben pagato) disse:

" Ritengo che la mia più grande quaità sia quella di destare, in chi mi circonda, il massimo entusiasmo; e questo soprattutto grazie al riconoscimento ed all'incoraggiamento continuo. Non c'è niente che deprime di più una persona delle critiche di un superiore gerarchico. Io non critico mai nessuno ma incentivo. Incentivo i dipendenti e sono tanto propenso a lodare quanto restio a trovare i difetti; se voglio che una cosa sia fatta non ho paura ad abbondare di sinceri apprezzamenti".

Noto purtroppo che si fa il contrario: si apre bocca solo quando si sbaglia. Secondo voi si crea un clima di lavoro migliore in un atmosfera di critica o d'approvazione? Secondo me la seconda, ricordiamoci sempre che siamo esseri umani.

Dunque citando Dale Carnagie:

"Smettiamo per un momento di pensare ai nostri successi, ai nostri desideri. Cerchiamo di ricordare anche i pregi altrui. E nuente adulazione. L'apprezamento dev'essere onesto e sincero. Siate pieni di calore nell'approvare l'operato altrui, siate prodighi di lodi meritate, e la gente si godrà ogni vostra parola, ne farà tesoro e la ricorderà per tutta la vita, anni e anni dopo che avrete scordato che faccia aveva".
Mettete in pratica quanto detto, Buonagiornata

lunedì 10 luglio 2017

"Problemi zero Problemi a non finire Un giorno sembra l'ultimo Un altro è da imbastire": COME RISOLVO I PROBLEMI

E' da un pò che volevo metter nero su bianco il processo che uso per risolvere i problemi più o meno complessi e finalmente ho trovato il tempo per farlo e condividerlo con voi.
Il metodo utilizzato è costituito da un flusso a tre step concatenato:

Qualcuno dirà "guarda un pò sto sbarbatello, deve ancora toglere il puzzo di latte dalla bocca e vuole insegnare a me come risolvere i problemi"; "Intanto, caro amico, stai calmissimo, poi inizia a legger, applica una settimana il mio metodo, e poi torna a parlarmi e se hai qualche consiglio scrivimi".

STEP 1: FORMULARE IL PROBLEMA.
Il problema nasce da un bisogno e la soluzione del problema è la risposta che si da a questo bisogno. Per affrontare al meglio trovo utile scrivere su un pezzo su carta il problema. Se è molto complesso suddivido lo in più problemi semplici in modo che la somma delle soluzioni dia la soluzione.
La corretta formulazione del problema , secondo me, è essenziale per trovare i dati che mi permettono di affrontare correttamente lo step 2.

STEP 2 INDIVIDURE LE SOLUZIONI
Una volta capito il problema in ogni sua parte e raccolti i dati opportuni individuo più soluzioni; sono del parere che non esiste una sola soluzione ma ne esistono diverse, sta a noi individuare la migliore.
Scrivo dunque tutte le soluzioni che mi vengono a mente, anche quelle più fantasiose, più sono meglio sarà per lo step successivo.
STEP 3 VALUTARE QUALI SONO LE SOLUZIONI MIGLIORI
Questo è la parte più delicata ed oggettiva e qui è richiesta molta esperienza a seconda di ciò che si affronta. Se non conosco bene l'ambito in cui sto operando, faccio delle valutazioni personali, date dall'esperienza e dallo studio, e successivamente chiedo a chi ha maggior conoscenza di me.

STEP 4 VALUTAZIONE
Valuto nel tempo se la scelta che ho fatto è corretta, se non ha risolto il problema ripercorro il flusso con ottimismo ripensando alle parole di T.Edison.
Durante una conferenza stampa un giornalista gli chiese: “Dica, Mr. Edison, come si è sentito a fallire duemila volte nel fare una lampadina?”. La sua risposta fu:
“Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecento-novantanove modi su come non va fatta una lampadina."

STEP 0 CHIEDERE CONSIGLIO
La soluzione di un problema non è unica. Come illustrato nello step 2, esistono diverse soluzioni al problema, il  cui numero è determinato dalla conoscenza e la cui valutazione, step 3, è determinata dall'esperienza in materia. Trovo essenziale a tal proposito chiedere consigli per lo step 2 a chiunque sia del campo, sia a chi ha esperienza decennale, sia all'ultimo arrivato, che non avendo la mente tarata su determinate soluzioni, può inidividurne di innovative.

Citando Platone :  "Esistono tre soluzioni ai problemi: La mia, la tua e quella corretta"

Questo è come affronto i problemi più complessi, attualmente.

Grazie di aver letto e spero di esservi stato d'aiuto.
Se avete qualche consiglio da darmi scrivetemi pure.
Michael

domenica 28 maggio 2017

Chi ben comincia è a metà dell'opera: l'analisi del rischio

"Dato un problema si cercano le soluzioni" ma prima di cercar le soluzioni è necessario avere TUTTE le informazioni ben organizzate.
Tale concetto si applica anche per individuare soluzioni che riducano gli effetti delle calamità naturali, che non si possono mai eliminare.
Per individuare le possibili soluzioni vengono utilizzate le CARTE DI RISCHIO che perimetrano aree con differente grado di rischio per un certo evento naturale.
Un livello di rischio è associato esclusivamente al fatto che in un area, in cui si verificano con una certa probabilità determinati eventi, esistano delle attività umane che possono subire un danno più o meno grave in funzioni di vari fattori.

Per quantificare il rischio si adotta la formula di Vanes:

R= P V E

in cui R è il rischio, P è la pericolosità, V è la vulnerabilità dell'area rispetto a quell'evento ed E è la quantificazione del danno rispetto a quell'evento.

Ora ve lo spiego meglio ad uno a uno; come sempre iniziamo dall'inizio e quindi dal primo fattore che è la PERICOLOSITA'

Molti confondono la pericolosità con il rischio ma son due cose differenti. La pericolosità è la probabilità che l'evento calamitoso oggetto di studio accada con una certa intensità, in una certa area ed in un certo periodo di tempo. Il rischio descrive quanto sia rischioso quell'evento per una certa area considerando anche gli effetti che ha l'evento sulla popolazione o sulle attività produttive.
Per esempio vogliamo capire se un certo evento piovoso con una certa intensità possa generare un onda di piena che inondi una certa area e che volume d'acqua ci sia nell'area e a che velocità defluisca.
Per far ciò bisogna individuare l'intensità di pioggia ed in seguito attraverso un modello si va ad individuare l'onda di piena nella sezione oggetto di studio e quindi avere le info cercate. Il calcolo dell'intensità è effettuato con il Tempo di ritorno che esprime il tempo medio in cui l'intensità del fenomeno non sia superato (ho scritto un pezzo al riguardo).

Individuata l'intensità la pericolosità  è data dalla seguente:

P=1-(1-(1/T))

Dall'analisi di P emergono le aree perimetrate a seconda del livello di pericolosità.

Ma la carta di pericolosità non basta, una frana ha effetti diversi se avviene in un paese o in campagna, per tener conto di questo si usano gli altri due fattori:

VULNERABILITA' che descrive la fragilità dell'area oggetto di studio ( e delle attività produttive o delle strutture che vi insistono) nei confronti dell'evento. Per la sua quantificazione si usa una scala che va da zero (non vulnerabile) ad 1 (area fragile)


ESPOSIZIONE è il valore dell'elemento a rischio; questo può esser inteso come valore economico o può esser espresso in termini di vite umane.

Dal prodotto dei vari fattori emerge il rischio attraverso cui, avendo una mappa d'insieme del territorio, si potranno operare decisioni di interventi strutturali o non per attenuare le conseguenze degli eventi naturali o operare la decisione, se il rischio è eccessivo, di evitare la costruzione di un impianto in una certa area.


domenica 19 marzo 2017

Dal perchè al dipinto dell'universo



Una domanda accomuna i bambini alle grandi menti : Perchè? 

Tutti (o meglio quasi tutti, vabbè qualcuno che è stato attento alle lezioni di scienze lo saprà) che la luce è composta da vari colori e che quando un fascuo colpisce un prisma questo si separa in vari colori: lo "spettro" (a.k.a. arcobaleno). Ma chi sa il perchè?

https://pi.tedcdn.com/r/pf.tedcdn.com/images/playlists/why_we_do_what_we_do_1200x627.jpg?c=1050%2C550&w=1050

La risposta è semplice lo sa solo chi se lo è chiesto e tra i primi ci fu il fisico/astronomo Hoseph Fraunohfer il quale arrivò, attraverso le sue osservazioni, a gettare le basi dell'astrofisica.
http://www.las.provincia.venezia.it/discscien/chimica/lucecoloriipert1/immagini/lucesolarespettro.jpg
Quando la luce viaggia nello spazio tutti i colori che la compongono hanno la stessa velocità, ma quando il fascio colpisce un prisma di vetro con un angolo presciso, il mezzo in cui viaggia (il vetro) rallena e devia ogni colore (o meglio ogni onda che costituisce la radiazione) a seconda della frequenza d'onda; in particolare la velocità diminuisce maggiormente per le lunghezze d'onda elevate (luce rossa) e meno per quelle a piccola lunghezza d'onda (viola).
Joseph osservò inoltre che all'interno dello spettro comparivano determinate righe nere e la risposta, che avvenne dopo qualche secolo, al perchè di questa osservazione gettò le basi per l'astrofisica.

Quando un fascio colpisce qualche cosa, per esempio l'atmosfera di un pianeta, gli elementi che la costituiscono assorbono l'energia corrispondente ad una certa frequenza, e di conseguenza ciò che appare a noi è uno spettro con una barra nera.




Tramite quindi l'osservazione di questi spettri si può risalire alla composizione dei corpi celesti.
Ma l'astrofisica non si ferma soltanto allo spettro visibile ma abbraccia altre frequenze  d'onda invisibili quali l'ultravioletto o l'infrarosso, permettendo dunque di osservare e meravigliarci del meraviglioso dipinto che è l'universo.

sabato 25 febbraio 2017

Termovalorizztori e come non termerli

Ultimmente ho visto un mucchio di post riguardo i termovalorizzatori (vabbè molti li chiamano erroneamente inceneritori ma NON LO SONO)  ed in questo post proverò a far un pò di chiarezza su questo argomento.
http://www.siracusaoggi.it/wp-content/uploads/2016/02/termovalorizzatori1.jpg

La termovalorizzazione dei rifiuti è un trattamento previsto dal ciclo integrato dei rifiuti ( ho fatto un post al riguardo per rivederlo clicca qui) ed assume una triplice funzione:
  1.  Ricava energia dai rifiuti ( e ciò lo distingue dal semplice incenerimento);
  2. Riduce il volume complessivo dei rifiuti;
  3. Stabilizza i rifiuti.
Affinchè sia energicamente conveniente la termovalorizzazione è necessario che il rifiuto abbia alcune caratteristiche:
  1. abbia un buon potere calorifico;
  2. sviluppi poche ceneri;
  3. sia poco umido.
Per avere tali caratteristiche spesso si miscelano diversi tipi di rifiuti.

Esistono varie tecnologie, ma eventualmente ne parlerò in un post successivo perchè secondo me ciò che allarma la popolazione è soprattutto il trattamento dei fumi ed una parola che fa paura a moltissimi: DIOSSINE.

 Gli inquinanti nei fumi degli impianti

Gli inquinanti dei fumi si classificano in microinquinanti e macroinquinanti; la differenza tra i due sta nella concentrazione che porta queste sostanza ad esser inquinanti (è sempre una questione di concentrazione) e nella presenza all'interno dei fumi. Solitamente i macroinquinanti si trovano in concentrazioni di mg/Nmc mentre i microinquinanti in concentrazioni di microgrammi o nanogrammi per normalmetrocubo, e risulta difficile anche rintracciarli.
Tra i macroinquinanti troviamo: polveri, acidi gassosi e ossidi; tra i microinquinanti invece: diossine e metalli pesanti.
Analizziamo ora uno a uno i vari inquinanti e le metodologie di trattamento (traquilli due parole giusto per capire).

Polveri.  Le polveri sono sostanze prodotte a seguito della combustione, la quantità di queste dipende da numerosi fattori tra i quali vanno citati il tipo di forno usato e la quantità d'aria immessa. Esse possono essere classificate in base alla loro dimensione ed in genere risultano tanto più pericolose quanto sono più piccole. Per la rimozione esistono tre tecniche:






  • Il ciclone. E' una struttura dalla forma particolare in cui il fumo entra tangenzialmente e l'effetto cinetico porta alla separazione delle polveri e dei fumi. E' un ottimo pretrattamento grazie all'elevata economicità.
    https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e3/Cyclone_separator.svg/150px-Cyclone_separator.svg.png
  • Elettrofiltro E' costituito da piastre caricate elettrostaticamente; al passaggio del fumo quest catturano le polveri. Tale tecnologia è caduta in disuso perchè non aveva grossi rendimenti ed era necessaria una manutenzione periodica;
  • Filtri a maniche Sono dei filtri in cui viene fatto passare il fumo o dall'enterno verso l'esterno o al contrario ( i tal caso serve una struttura che permette di contrastare la forza del fumo). Tali sistemi risultano molto compatti inoltre aggiungendo carboni attivi permette l'eliminazione di sostanza microinquinanti.


    Gas Acidi Sono presenti nei rifiuti sottoforma sia organica che inorganica. Per eliminarli si adotta lo scrubs. Lo scrubs è un cilindro con all'interno del materiale plastico che ha lo scopo di far restare maggiormente a contato il fumo,che va dal basso verso l'alto, con la fase liquida.
    Esistono diversi tipi di lavaggio che si classificano in:
    • Lavaggio a umido in cui il liquido (latte di calce in genere) è immesso dall'alto verso il basso;
    • Lavaggio semisecco in cui il latte di calce è vaporizzato, abbassando meno la temperatura del gas (fattore importantissimo per le diossine)
    • Lavaggio secco fatto con ultrasuoni.
    Il liquido viene recuperato nel fondo e ripulito e riutilizzato. E' importante porre attenzione per la temperatura infatti è necessario che non sia eccessivamente bassa prima dell'ingresso di questi all'interno del filtro a maniche.

    Le DIOSSINE sono delle componenti estremamente pericolose; tra i vari tipi di diossine la più pericolosa è il 2378TCDD e per misurare la tossicità degli altri tipi si quantificano in proporzione al più pericoloso.
    Questo microinquinante è molto complicato da individuare e si sviluppa quando son presenti cloruri organici ad una temperatura compresa tra 750°C e 250°C . Di conseguenza la fase di raffreddamento dei fumi è molto delicata e bisogna star ben lontani da quel range di temperatura, fortunatamente i filtri a manica eliminano le molecole responsabili della loro formazione.
    Come detto prima le diossine sono microinquinanti con uno sviluppo massimo attorno a 500°C; fortunatamente il range di produzione è simile a quello di un macroinquinante l'Ossido di carbino e di conseguenza un utile campanello d'allarme per valutare il possibile sviluppi di diossine è andare a misurare questo macroinquinante.

    Il trattamento dei fumi è dunque una catena di trattamenti il cui primo anello è costituita dalla camera di post combustione in cui il fumo ha una temperatura superiore agli 800°C e deve restare per un tempo compreso tra 2 e 6 secondi.
    Dopo la camera di post combustione segue un lavaggio a secco o semisecco, quindi un filtro a maniche e a seguito di questo un secondo riscaldamento per i successivo trattamento d'eliminazione degli ossidi, quindi un trattamento finale di lavaggio degli acidi e l'uscita in camino.

    E per oggi è tutto gente, alla prossima