sabato 25 febbraio 2017

Termovalorizztori e come non termerli

Ultimmente ho visto un mucchio di post riguardo i termovalorizzatori (vabbè molti li chiamano erroneamente inceneritori ma NON LO SONO)  ed in questo post proverò a far un pò di chiarezza su questo argomento.
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La termovalorizzazione dei rifiuti è un trattamento previsto dal ciclo integrato dei rifiuti ( ho fatto un post al riguardo per rivederlo clicca qui) ed assume una triplice funzione:
  1.  Ricava energia dai rifiuti ( e ciò lo distingue dal semplice incenerimento);
  2. Riduce il volume complessivo dei rifiuti;
  3. Stabilizza i rifiuti.
Affinchè sia energicamente conveniente la termovalorizzazione è necessario che il rifiuto abbia alcune caratteristiche:
  1. abbia un buon potere calorifico;
  2. sviluppi poche ceneri;
  3. sia poco umido.
Per avere tali caratteristiche spesso si miscelano diversi tipi di rifiuti.

Esistono varie tecnologie, ma eventualmente ne parlerò in un post successivo perchè secondo me ciò che allarma la popolazione è soprattutto il trattamento dei fumi ed una parola che fa paura a moltissimi: DIOSSINE.

 Gli inquinanti nei fumi degli impianti

Gli inquinanti dei fumi si classificano in microinquinanti e macroinquinanti; la differenza tra i due sta nella concentrazione che porta queste sostanza ad esser inquinanti (è sempre una questione di concentrazione) e nella presenza all'interno dei fumi. Solitamente i macroinquinanti si trovano in concentrazioni di mg/Nmc mentre i microinquinanti in concentrazioni di microgrammi o nanogrammi per normalmetrocubo, e risulta difficile anche rintracciarli.
Tra i macroinquinanti troviamo: polveri, acidi gassosi e ossidi; tra i microinquinanti invece: diossine e metalli pesanti.
Analizziamo ora uno a uno i vari inquinanti e le metodologie di trattamento (traquilli due parole giusto per capire).

Polveri.  Le polveri sono sostanze prodotte a seguito della combustione, la quantità di queste dipende da numerosi fattori tra i quali vanno citati il tipo di forno usato e la quantità d'aria immessa. Esse possono essere classificate in base alla loro dimensione ed in genere risultano tanto più pericolose quanto sono più piccole. Per la rimozione esistono tre tecniche:






  • Il ciclone. E' una struttura dalla forma particolare in cui il fumo entra tangenzialmente e l'effetto cinetico porta alla separazione delle polveri e dei fumi. E' un ottimo pretrattamento grazie all'elevata economicità.
    https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e3/Cyclone_separator.svg/150px-Cyclone_separator.svg.png
  • Elettrofiltro E' costituito da piastre caricate elettrostaticamente; al passaggio del fumo quest catturano le polveri. Tale tecnologia è caduta in disuso perchè non aveva grossi rendimenti ed era necessaria una manutenzione periodica;
  • Filtri a maniche Sono dei filtri in cui viene fatto passare il fumo o dall'enterno verso l'esterno o al contrario ( i tal caso serve una struttura che permette di contrastare la forza del fumo). Tali sistemi risultano molto compatti inoltre aggiungendo carboni attivi permette l'eliminazione di sostanza microinquinanti.


    Gas Acidi Sono presenti nei rifiuti sottoforma sia organica che inorganica. Per eliminarli si adotta lo scrubs. Lo scrubs è un cilindro con all'interno del materiale plastico che ha lo scopo di far restare maggiormente a contato il fumo,che va dal basso verso l'alto, con la fase liquida.
    Esistono diversi tipi di lavaggio che si classificano in:
    • Lavaggio a umido in cui il liquido (latte di calce in genere) è immesso dall'alto verso il basso;
    • Lavaggio semisecco in cui il latte di calce è vaporizzato, abbassando meno la temperatura del gas (fattore importantissimo per le diossine)
    • Lavaggio secco fatto con ultrasuoni.
    Il liquido viene recuperato nel fondo e ripulito e riutilizzato. E' importante porre attenzione per la temperatura infatti è necessario che non sia eccessivamente bassa prima dell'ingresso di questi all'interno del filtro a maniche.

    Le DIOSSINE sono delle componenti estremamente pericolose; tra i vari tipi di diossine la più pericolosa è il 2378TCDD e per misurare la tossicità degli altri tipi si quantificano in proporzione al più pericoloso.
    Questo microinquinante è molto complicato da individuare e si sviluppa quando son presenti cloruri organici ad una temperatura compresa tra 750°C e 250°C . Di conseguenza la fase di raffreddamento dei fumi è molto delicata e bisogna star ben lontani da quel range di temperatura, fortunatamente i filtri a manica eliminano le molecole responsabili della loro formazione.
    Come detto prima le diossine sono microinquinanti con uno sviluppo massimo attorno a 500°C; fortunatamente il range di produzione è simile a quello di un macroinquinante l'Ossido di carbino e di conseguenza un utile campanello d'allarme per valutare il possibile sviluppi di diossine è andare a misurare questo macroinquinante.

    Il trattamento dei fumi è dunque una catena di trattamenti il cui primo anello è costituita dalla camera di post combustione in cui il fumo ha una temperatura superiore agli 800°C e deve restare per un tempo compreso tra 2 e 6 secondi.
    Dopo la camera di post combustione segue un lavaggio a secco o semisecco, quindi un filtro a maniche e a seguito di questo un secondo riscaldamento per i successivo trattamento d'eliminazione degli ossidi, quindi un trattamento finale di lavaggio degli acidi e l'uscita in camino.

    E per oggi è tutto gente, alla prossima



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