Salve a tutti in questa uscita settimanale il mio collega Stefano ci porterà lontano dalla pioggia e dal clima rigido invernale; parlerà infatti di un problema poco conosciuto ma sempre più pericoloso soprattutto per numerose città italiane la cui economia si basa sul turismo costiero: l'erosione costiera.
Quindi mettetevi comodi e godetevi questo pezzo.
Quindi mettetevi comodi e godetevi questo pezzo.
L'erosione costiera
Grazie alla sua conformità
geografica l’Italia ha centinaia di chilometri di coste da quelle austere,
rocciose delle Cinque Terre a quelle sabbiose, della Puglia. In numerosi luoghi,
a distanza di pochi decenni, è possibile osservare come il mare divori metri e
metri di costa facendo arretrare il fronte di riva. Molti Comuni cercano di
dare dinamicità alla loro economia costruendo porti turistici, ex novo, come se
il turismo nautico fosse la manna dal cielo; vedasi l’esempio della Toscana, in
cui ogni 20 km o anche meno è presente un porto, sia pure di modesta entità.
Interventi di questo tipo producono inevitabili squilibri, legati alla modifica
delle correnti marine, ma soprattutto incidono sul trasporto netto di
sedimenti. Il moto ondoso produce un trasporto di materiali, tanto più cospicuo
tanto più è basso il fondale, l’angolo di incidenza con cui il moto ondoso
colpisce la costa, determina una componente vettoriale parallela alla riva che
caratterizza tale tra
sporto. Ogniqualvolta che l’uomo interviene creando delle barriere fisiche, si producono zone in cui si ha un accumulo di detriti contro zone in cui si ha la rimozione degli stessi.
In un tratto di
costa in cui sfociano uno o più fiumi, naturalmente si raggiunge un equilibrio
tra il materiale rimosso dal mare e quello depositato dal fiume, in modo tale
da non avere né un deficit né un surplus di materia; nel momento in cui viene
meno la manutenzione dei corsi d’acqua, a monte della foce, dopo molti anni i
detriti trasportati dal fiume potrebbero provocare l’interrimento del fondo
alveo riducendo la sua pendenza al fondo, limitando significativamente l’apporto
di materiali alla foce.
Risolvere
il problema dell’erosione è possibile, ma è un intervento che deve essere
programmato e il suo beneficio non è immediato. Tramite la creazione di
apposite opere idrauliche, denominate pennelli, le quali possono essere
costruite con massi rocciosi o con blocchi artificiali, è possibile ridurre il
moto ondoso, in modo da rallentare la velocità di sedimentazione del materiale.
La forma di questi pennelli può variare da caso a caso e anche la loro
ubicazione, infatti parliamo di pennello quando
l’opera si dirama dalla riva verso il mare, possono essere ortogonali o
inclinati e generalmente hanno forma trapezia. Possono essere sia emersi che
sommersi (a) e (b). Pennelli isolati vengono costruiti raramente, e più spesso
si procede alla costruzione di batterie di pennelli (c).
sporto. Ogniqualvolta che l’uomo interviene creando delle barriere fisiche, si producono zone in cui si ha un accumulo di detriti contro zone in cui si ha la rimozione degli stessi.
immagine a |
figura b |
figura c |
Esiste un’altra categoria di
opere atte al ripascimento costiero, chiamate scogliere parallele o scogliere
foranee (d); questo tipo di barriera va prevista quando le mareggiate
predominanti hanno uno sviluppo perpendicolare alla riva, quindi i pennelli
visti precedentemente non avrebbero modo di opporsi al fenomeno erosivo.
figura d |
Le scogliere foranee vengono costruite decine (o centinaia) di metri a largo,
parallelamente alla linea di riva, per uno sviluppo in lunghezza di 80-100
metri, lasciando tra i successivi segmenti aperture per favorire il ricircolo
idrico. Nulla vieta di usare allo stesso tempo le opere sopradescritte, questa
tecnica prende il nome di opere a pettine, in cui si combinano elementi ortogonali
con quelli paralleli alla riva. Quest’ultima tecnica è fortemente invasiva sia
dal punto di vista paesaggistico sia dal punto di vista della salubrità acquea.
Poiché in definitiva si perimetra un
intero specchio acqueo con un ricambio marino pressoché nullo, quindi occorre
prevedere divieti di balneazione, allorché siano presenti attività
turistico-ricreative. Dopo un certo numero di anni i pennelli saranno
completamente inglobati nella nuova spiaggia.
Per una maggiore completezza
citiamo anche interventi di riporto di sabbia lungo la costa. Questa tecnica
potrebbe in alcuni casi essere solo un rimedio temporaneo, poiché mareggiate di
modeste entità potrebbero rimuovere tale apporto.
A presto Stefano
Le immagini sono tratte da:
-Idraulica Marittima, Valerio Milano, Maggioli Editore
-https://www.mosevenezia.eu/wp-content/uploads/2013/10/Aree_0008_ricostruzione-delle-spiagge-litorale-di-Pellestrina.jpg
-http://img.photogallery2.tiscali.it/repository/471/470239.jpg
Nessun commento:
Posta un commento